“Amministrare non è un gioco”

CIVITAVECCHIA – Amministrare non è un gioco, amministrare è prendersi responsabilità anche nel rispetto dei lavoratori. Il licenziamento del lavoratore di Civitavecchia Infrastrutture reo di aver evidenziato problematiche di sicurezza riguardanti il suo posto di lavoro e al quale esterniamo tutta la nostra solidarietà, è l’ultimo tassello che il “governo” cittadino a guida Cozzolino, ha inserito in un puzzle che giorno dopo giorno assume sempre più l’aspetto di un campo di battaglia nel quale chi cerca ancora di comandare nonostante l’evidente disfatta, è in procinto di gridare il “si salvi chi può” e non lo fa lasciandolo però capire dai comportamenti.
E’ evidente la sconsideratezza e la pochezza di chi, invece di far leva sul miglioramento della gestione e dell’organizzazione della macchina amministrativa locale e di quello delle società partecipate per la finalità di migliorare i conti economici e rendere i servizi dati alla Città all’altezza delle aspettative del cittadino e delle tasse che lo stesso paga, se la prende con i lavoratori arrivando addirittura ai licenziamenti, un atto deprecabile quanto illuminante circa la vera natura di chi della democrazia, della solidarietà e dell’umanità, non conosce neanche l’ABC.
Amministrare è ben altra cosa del prendersela con chi lavora. Amministrare una Città come la nostra, inserita in un contesto importante del centro Italia, snodo strategico per l’economia nazionale, del mediterraneo ed oltre, presuppone ben altro impegno ed insieme acume politico gestionale che il non limitarsi a gestire e pure malamente, l’ordinario. Al contrario deve significare esserci, con responsabilità e senza livori o istinti di vendetta o peggio ancora di rivalsa. Significa non andare con il cappello in mano a chiedere ciò che è dovuto alla Città, significa fare la voce grossa per quanto i ruoli consentono, in tutte quelle vertenze o trattative che ad oggetto hanno il lavoro, il mantenimento dei posti di lavoro, la creazione di nuove opportunità di lavoro, il risanamento urbano e la salute del cittadino specialmente quando da queste possono e devono derivare partite di compensazione dovute alla Città stessa.
Anche il caso dei I lavoratori ex Italcementi, la gestione della criticità occupazionale che li riguarda o che li ha riguardati derivante dalla chiusura del cementificio locale che per decenni, oltre che vincolare una zona preziosa per la vita della nostra città, ha dato il suo “contributo “ negativo sulla qualità dell’aria ed all’insorgenza di malattie respiratorie, fornisce l’occasione per operare ulteriori considerazioni sull’operato di questa amministrazione che con i potenti di turno, ha assunto e continua ad assumere posizioni di subordinazione e di rispetto riverenziale, pur di portare a casa per la chiusura dei bilanci comunali, soldi che se rapportati ai danni e alle servitù cui la città e i suoi abitanti sono soggetti, assumono l’entità di una vera e propria manciata di spiccioli. Al contrario, i rapporti con i grandi siti industriali presenti e funzionanti e con quelli scomodamente presenti ed inattivi, dovrebbero essere strumento con il quale promuovere le occasioni di benessere per la Città, come avviene ad esempio in centri a noi molto vicini. Dovrebbero essere strumento per il rilancio della Città, per l’attuazione di progetti di sviluppo riguardanti le manutenzioni della città e del territorio, dei parchi pubblici e delle strade, della rete idrica, della costa delle spiagge e del mare, questo anche per creare una diversificazione ed un’alternativa alla politica energetica alimentata con i combustibili fossili e per restituire a questo territorio la possibilità di riscoprire le sue origini e indirizzare l’economia verso un’ottica di fortunate e favorevoli vocazioni e potenzialità per creare occasioni di occupazione, di benessere e di rilancio dell’economia.
Molto probabilmente per il Sindaco e per quei pochi che indirizzano le azioni del Comune, tutto questo non ha alcuna importanza, come non ha importanza la mortificazione delle periferie, del mercato di Piazza Regina Margherita o dei tanti bar o ristoranti locali ai quali sono stati inferti veri e propri colpi di baionetta, a danno dei già instabili equilibri economici frutto della crisi, con la farsa dei dehors.
Essere un amministratore responsabile e moralmente ineccepibile, significa anche ammettere la propria inefficienza limitando i danni a carico della città che, per il loro risanamento , richiederanno decenni.
A volte significa anche dire con onestà, “mi sono sbagliato”. Tutti capirebbero.

Segreteria Sel/Si – Circolo di Civitavecchia