Nonviolenza in Albania per far cessare le vendette del sangue

Cosi’ come la guerra e’ la massima violazione dei diritti umani, consistendo nella commissione di omicidi che il fondamentale dei diritti umani negano, il diritto a non essere uccisi, senza del quale tutti gli altri diritti sono annientati; cosi’ laddove i diritti umani – e massime il primo e fondamentale di essi – sono negati, cola’ non vi e’ pace ma un’oppressione che e’ gia’ guerra.
Il tremendo fenomeno delle “vendette di sangue”, ovvero l’arcaica consuetudine che nell’interazione sociale negando l’autonoma responsabilita’ morale e giuridica personale, e tutto riconducendo ai vincoli della famiglia e del clan, coinvolge tutti i familiari nel crimine di una persona e tutti i familiari obbliga a vendicare il crimine da una persona subito, in un’escalation che Gandhi descrisse con l’ineludibile considerazione “Occhio per occhio rende tutti ciechi”, ebbene, questo fenomeno va contrastato sul piano culturale, morale, sociale, giuridico, con adeguate prassi di riparazione e riconciliazione che pongano al centro il valore della vita umana, il riconoscimento della responsabilita’ personale, il definitivo superamento di arcaici codici di condotta che producono un’illimitata espansione della violenza; con la scelta, in fine e in somma, della
nonviolenza come modalita’ adeguata di protezione ed inveramento dei diritti di tutti gli esseri umani, di convivenza civile e solidale, di autentica politica del bene comune.
La pratica delle “vendette di sangue” e’ infatti una guerra che un passato violento muove contro le generazioni presenti e venture. A questa guerra, per farla cessare e mai piu’ risorgere, occorre opporre la pace che salva le vite, la solidarieta’ che comprende e risana, la giustizia che non annienta ma preserva e ricompone ed ha come suo cuore il rispetto per la vita, la dignita’ e i diritti di tutti gli esseri umani.
L’iniziativa promossa dall'”Operazione Colomba” (il corpo nonviolento di pace dell’associazione Papa Giovanni XXIII) denominata “marcia internazionale per la pace in Albania” che si svolgera’ tra il 22 giugno ed il primo luglio attraversando le zone del paese dove piu’ virulento e’ il manifestarsi delle “vendette di sangue” fino a giungere alla capitale Tirana, e’ un’azione nonviolenta – e un momento di verita’ – di grande valore, che merita il piu’ ampio e persuaso sostegno di ogni persona di volonta’ buona, di tutte le associazioni, le organizzazioni ed i movimenti impegnati per la pace e i diritti umani, di tutte le istituzioni democratiche, dell’opinione pubblica internazionale: ovvero dell’umanita’ intera sollecita della vita di ogni essere umano, giacche’ consapevole di essere un’unica umanita’ in un unico mondo casa comune, un’unica umanita’ che effettualmente e solamente si realizza attraverso (ovvero si incarna in, e si compone di) tutti gli esseri umani – passati, presenti e venturi, cosicche’ la vita di ogni essere umano chiama in causa e coinvolge l’umanita’
intera. Per questo il primo principio di tutte le grandi ed autentiche tradizioni morali e giuridiche dell’umanita’ e’ nell’assioma “Tu non uccidere”, ovvero “Tu tratta le altre persone come vorresti che le altre persone trattassero te; rispetta la loro vita, la loro dignita’ ed i loro diritti cosi’ come vorresti che le altre persone rispettassero la tua vita, la tua dignita’, i tuoi diritti”: neminem laedere.