Le Olimpiadi aprono ai trans: in gara anche senza intervento

Il comitato Olimpico Internazionale ha stabilito nuove regole per gli atleti transgender: asterà aver seguito una terapia ormonale e non superare un livello prestabilito di testosterone per almeno un anno.

Le linee guida del Cio arrivano a riempire un vuoto legislativo che si sentiva da tempo e che va in aiuto delle singole federazioni che non hanno legislazione in materia. Con le precedenti regole si otteneva la certificazione di atleta uomo o donna solo dopo l’intervento chirurgico e almeno due anni di terapia ormonale. Adesso conta il livello del testosterone per stabilire se si gareggerà nella categoria maschile o in quella femminile. Per le donne il livello non deve superare per un anno intero i 10 nanogrammi per litro già da almeno una anno prima della manifestazione. Difficile dunque che ci siano casi già a Rio.

Esempi ce ne erano già da tempo (vedi gallery in alto). Il più noto è quello dell’ottocentista sudafricana Caster Semenya. Nata con ormoni maschili e femminili, ha posto il caso della definizione del genere già anni fa. Ha sempre gareggiato fra le donne, ma ha anche dovuto stare fuori dalle competizioni in attesa di una definizione della sua posizione. Nel 2009 ha vinto i mondiali e a Londra 2012 l’argento olimpico, dividendo il podio con due atlete russe coinvolte nel caso doping della federazione russa e quindi a rischio squalifica. Altro caso di iperandroginismo, sempre nell’atletica è quello dell’indiana Dutee Chand, una velocista.

È stato un campione olimpico Bruce Jenner a Montreal nel 1976 diventato lo scorso anno Caitlyn, la più nota transgender al mondo. Tanti i casi di atleti di cui è stato messa in dubbio la performance sportiva per motivi legati al genere. Nel 1967 il Cio ha squalificato Erika Schinegger non facendola partecipare ai giochi invernali di Grenoble perché aveva organi sessuali interni maschili. Ha successivamente cambiato sesso. Renée Richards è stata la prima tennista transessuale della storia, diventata donna dopo un intervento chirurgico. Nel 1976 la federazione statunitense le negò il permesso di giocare gli Us Open, l’anno dopo una sentenza della Corte Suprema glielo permise.

È stata tolta la medaglia d’argento negli 800 metri all’atleta indiana Santhi Soundarajan. Era il 2006 e non superò i test per la verifica del genere. Keelin Godsey, martellista, voleva a Londra essere la prima atleta olimpica trangender, non riuscì a qualificarsi. Nel 2015 il triatleta Chris Mosier è stato il primo a far parte della nazionale statunitense con il nuovo genere, maschile, non con quello assegnato alla nascita. Antia Fernandez è stata definita dal quotidiano sportivo spagnolo Marca la prima transgender in uno sport olimpico in Spagna. Gioca a pallavolo con il Calasancias, in seconda divisione.