Ecco i nuovi siti Unesco patrimonio mondiale dell’umanità

Nella ormai consueta riunione annuale (per la cronaca la quarantesima da quando è attivo) del Comitato per il Patrimonio Mondiale UNESCO (World Heritage Committee), svoltosi ad Istanbul in due riprese visti i pesanti accadimenti turchi, durante il quale sono vaticinati i nuovi Siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità la non trascurabile “novità” che ha riguardato l’Italia (che non aveva presentato candidature) è stata quella del marcamento strettissimo che ormai la Cina effettua in proposito nei confronti del nostro Paese, avendo il colosso asiatico ricevuto due riconoscimenti portandosi così a quota 50 Siti con la Penisola italica ferma a 51. Comunque detto che con i riconoscimenti decisi in Turchia dal board dell’Agenzia ONU composto di 21 membri (ove l’Italia non è rappresentata) i Siti UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità hanno raggiunto quota 1052 (814 culturali, 203 naturali e 105 misti) vale la pena di citare i nuovi “ingressi” (ben equilibrati fra Siti culturali, ambientali e misti- quest’ultimi sono quelli che posseggono insieme caratteristiche culturali ed ambientali). Questi i Siti culturali: I Dolmen di Antequera in Spagna, un insieme di antichissimi monumenti megalitici, l’antico cantiere navale della Marina britannica ad Antigua, Ani in Turchia la capitale del regno armeno, Nalanda Mahavihara in India, probabilmente la più antica università del mondo, i resti della città murata di Filippi in Grecia, il complesso delle grotte neandertaliane di Gorham in Gran Bretagna e Nord Irlanda, i Cimiteri medievali della Bosnia-Erzegovina, il complesso architettonico Conjunto Arquitetônico da Pampulha frutto del genio di Oscar Niemeyer e di altri artisti, i palazzi e le tombe dei 99 isolotti di Nan Madol in Micronesia e i Qanat in Iran, l’antico sistema persiano di trasporto idrico, diffusosi poi con nomi diversi anche in Asia e in Africa, L’opera architettonica di Le Corbusier. Questi i Siti naturali: L’arcipelago di Revillagigedo in Messico, il deserto di Lut in Iran, il sito fossile di Point Mistaken sull’isola di Terranova in Canada, in Cina, i parchi marini di Sanganeb, della baia di Dungonab Bay e dell’isola di Mukkawar in Sudan e la catena montuosa di Tien-Shan in Kazakhstan, Kyrgyzistan e Uzbekistan. Questi i Siti misti: Il paesaggio naturale e culturale dell’Ennedi Massif in Ciad, il Parco nazionale del Khangchendzonga in India e il sito sumero di Ahwar in Iraq. 55 invece sono attualmente invece i Siti inseriti nella Danger List (che spesso preclude alla cancellazione del riconoscimento UNESCO) con un aumento attuale di 8 inserimenti dovuti alla difficile condizione socio-politica delle nazioni ospitanti. Questi gli otto nuovi inserimenti ( di cui ben cinque sono nella sola Libia): In Libia Cirene, Leptis Magna, Sabratha, Tadrart Acacus e Ghadamès, poi uno rispettivamente in Mali (Djenné),uno in Uzbekistan (il centro storico di Shakhrisyabz) ed uno in Micronesia (Nan Madol). Per quanto concerne l’Italia le candidature previste sono: Nel 2017 “ I Sistemi di difesa veneziani” e nel 2018 “Ivrea, città industriale del XX secolo” (memento Adriano Olivetti), candidature che potrebbero però avere una inversione temporale. Mentre sono a buon punto sia la candidatura (transnazionale-con l’Italia inclusa) delle foreste di faggio europee che quella del Parco Nazionale della Sila, candidature entrambe ambientali. Interessanti anche alcuni dati diffusi dall’UNESCO che ci dicono che le aree del Patrimonio Naturale protette dalla sua egida in tutto il pianeta assommano attualmente a 222 milioni di ettari e che la suddivisione dei Siti vede ancora primeggiare l’Europa ed il Nord America con 426 siti (il 40% del totale), seguita dall’Asia e dagli Stati del Pacifico con 172, dall’America Latina con 95, dagli Stati Arabi con 73 e dal’Africa, fanalino di coda con soli 43 (il 4% del totale). L’ Africa detiene, purtroppo, anche un altro record negativo in quanto più di un terzo dei 27 Stati membri dell’UNESCO che ancora non hanno ottenuto alcun riconoscimento fanno parte di questo continente. Vi è anche da dire, tornando alla realtà dei Siti italiani, che il nostro Paese ne ha ben 40 in Tentative List; Lista nella quale,fra l’altro, c’è una “certa” Cappella degli Scrovegni a Padova capolavoro assoluto di un “certo” Giotto di Bondone (Giotto) che è in attesa da circa una ventina di anni di divenire Patrimonio Mondiale dell’Umanità (quale è già di fatto appartenendo alla Cultura di tutto il nostro pianeta); ma Padova già possiede come Sito UNESCO l’Orto Botanico (l’Orto dei Semplici di antica memoria) per cui l’UNESCO (che negli ultimi anni ha preso a prediligere le macroaree) ancora non ha vaticinato questa meravigliosa Opera assolutamente unica al mondo. Magari in proposito ci sarebbe da fare qualche “osservazione” per di qua e per di là ( in Italia ed a Parigi – sede dell’ UNESCO), ma nello specifico di questo articolo andrei (quasi) fuori tema per un approfondimento a largo spettro che meriterebbe invece una trattazione ampia ed esaustiva e per la quale non basterebbe sicuramente un solo “pezzo”. Sta di fatto che chi scrive (fosse nelle sue potestà – magari) la stupefacente Cappella degli Scrovegni la avrebbe fatta divenire Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità immediatamente subito da quando fu ventilata tale ipotesi considerando che è l’acme (il punto più alto in greco) della straordinaria rivoluzione pittorica duecentesca a futura memoria effettuata da quell’ “alieno” dell’arte che è stato il nostro italianissimo Giotto di Bondone. E se poi Padova possiede già un più che meritato Sito UNESCO nel suo Orto Botanico (fondato però a metà del Cinquecento) vengano considerate le differentissime tematiche ed i tre secoli che li dividono di un periodo storico importantissimo e di svolta, per tutta una serie di motivi, nel quale trecento anni hanno significato una enormità, per cui si ripresenti di corsa la Cappella degli Scrovegni al vaglio UNESCO e si muova tutta la diplomazia possibile affinché tale concretissimo e stupefacente “Sogno Pittorico” sia insignito ufficialmente di Patrimonio Mondiale dell’Umanità.E vorrei proprio vedere chi nel mondo si opporrebbe a tale scelta visto e considerato che il suddetto Capolavoro è amatissimo ed ammiratissimo da chicchessia in ogni parte del pianeta terra. A proposito chi non l’avesse veduta si prenoti (l’ambiente è giustissimamente a temperatura controllata e più di tanti per volta non si entra) e lo vada a vedere per rimanere letteralmente basito e comprendere (su se stesso/a) cosa veramente sia la vera Sindrome di Stendhal. Ma purtroppo so che ciò non avverrà, almeno in tempi brevi, per cui chi scrive continuerà a nutrirsi nell’insula dell’ Utopia (1516) di Thomas More (Tommaso Moro), sulle orme del protagonista Raffaele Itlodeo, coltivando il sogno (tutto rinascimentale – una garanzia assoluta trattandosi del momento più alto della storia non solo culturale dell’uomo) di una società, per inciso estremamente pacifica, i cui tempi umani sono dettati e dominati dalla Cultura, nella quale la Cappella degli Scrovegni diverrebbe Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità in un nanosecondo.

Arnaldo Gioacchini – Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco