Disastro ambientale in Nigeria: prosegue la causa contro Eni

MILANO – Si è tenuta lo scorso 9 gennaio l’udienza preliminare per il processo contro Eni, a difesa del villaggio di Ikebiri nel Delta del Niger. Oggetto del dibattimento, la richiesta di un risarcimento da 2 milioni di euro, da parte degli abitanti del villaggio, per i danni prodotti dall’esplosione di un oleodotto nel 2010. Oltre al risarcimento, in gioco c’è anche il carico della bonifica dell’area coinvolta, che si estende per oltre 43 ettari e comprende anche un fiume. Al termine dell’udienza il giudice ha accolto l’istanza della comunità colpita e rappresentata in Italia dall’avvocato Luca Saltalamacchia, e ha fissato la prima udienza del processo per mercoledì 18 aprile 2018.

Contestualmente, lunedì 15 gennaio 2018, a pochi giorni da questo importante traguardo, si è tenuto in Basilicata un incontro tra un rappresentante della comunità nigeriana, Godwin Uyi Ojo, presidente dell’organizzazione Nigeriana Environmental Rights Action – ERA – FoEN, che sostiene la comunità di Ikebiri nel processo, e i cittadini della Val D’Agri, area, anche questa, interessata da una forte petrolio e di importanti impianti di estrazione. Un significativo momento di confronto tra due comunità geograficamente molto lontane ma coinvolte da un processo di devastazione ambientale simile, che vede in gioco attori e dinamiche simili. La Val D’Agri, infatti, è il più grande giacimento petrolifero di terra d’Europa. Interessata, per questa ragione, dalla presenza di impianti di estrazione la cui nocività è stata da sempre denunciata dalla popolazione locale, organizzata nell’Osservatorio Popolare Val D’Agri, un comitato di cittadini che più volte ha sollevato l’attenzione sui numerosi incidenti che avvengono negli impianti e sulle catastrofiche conseguenze sulla salute che il loro impatto determina. La scorsa estate la pubblicazione della VIS – Valutazione di Impatto Sanitario – ha sollevato numerose preoccupazioni proprio in questo senso.