Si spara alla gola dopo aver ucciso il suo bimbo

Macerata – Per carnevale aveva voluto una maschera strana. Da Emoticon. Le faccine degli sms. Ma i suoi occhi furbetti e il sorriso sempre pronto facevano allegria già a da soli.Ma da ieri Giosué non sorriderà più. Lo hanno ucciso con un colpo di fucile al volto. E, anche se gli accertamenti non sono ancora conclusi, è stata proprio la mamma, Laura Paoletti, donna vivace, gioiosa e determinata, che lo amava più della sua vita. Un colpo solo, poi ha rivolto il fucile da caccia verso se stessa, alla gola, per morire assieme a lui. Il padre del bambino, è ricoverato sotto choc all’Ospedale di Macerata. I carabinieri lo hanno interrogato per tutto il pomeriggio e solo in serata gli hanno detto tutta la verità. «Era disperato, disperato» raccontano in caserma. Dove, comunque, procedono le indagini. La pista prevalente seguita dal comando provinciale di Macerata esclude assassini venuti da fuori. Il fucile era accanto alla donna nella casa del padre, ricavato al piano di sopra dello stabilimento di cartotecnica, a Sambucheto, in attesa che venissero conclusi i lavori di ristrutturazione dell’appartamento in campagna dove lei sarebbe andata ad abitare da sola assieme al bimbo di sei anni. Con Lorenzo Lucaroni, il papà di Giosuè, suo ex convivente, le cose non erano andate bene e da quando, un anno fa si erano separati, i rapporti erano precipitati. Lui voleva vedere il bambino. Lei non voleva. Lui si era rivolto al Tribunale civile. Lei ai carabinieri denunciandolo per stalking. Ma non erano stati ravvisati elementi tali da far scattare l’indagine della procura. «Lui voleva solo stare con il figlio. Lei non era d’accordo. E lui andava all’uscita di scuola per aspettarlo e incontrarlo. Ma lei aveva un rapporto strettissimo, quasi morboso, nei confronti di Giosuè. E voleva con lui un legame esclusivo. Lui immaginava che sarebbe accaduto e aveva resistito il più a lungo possibile, anche se il rapporto tra loro era logorato. Ma poi non ce l’ha fatta più e si sono divisi», spiega il difensore di lui, Elena Sacchi. Eppure le cose sembravano andare meglio. Avevano raggiunto un primo accordo davanti al giudice. E lui poteva stare con il bambino per qualche ora. Ieri aveva appuntamento alle 16. Troppo tardi. Delle ultime ore di Laura restano i messaggini e le telefonate, ora al vaglio degli investigatori. Ma nessuna lettera di addio, ieri sera, era stata trovata.

E gli amici e parenti di Laura e del suo ex compagno, che ieri sono arrivati ad alzare la voce davanti all’appartamento della tragedia, continuano ad interrogarsi sul perché è accaduto. «Nessun problema economico. Lei lavorava come contabile nell’azienda di famiglia. E deteneva anche una quota delle azioni. E nemmeno depressione», assicura l’avvocato di lei, Alessandra Perticarà: «Lei amava moltissimo il bambino e viveva per lui. Lo portava in piscina, amava farlo viaggiare, stavano organizzando una vacanza».

Ma la denuncia per stalking? Non era impaurita dal suo ex? «No. Non c’erano rapporti così tesi. Anche in Tribunale avevano al massimo battibeccato. Mai un litigio. Tantomeno violenza». Al momento dell’omicidio, secondo l’alibi presentato ai carabinieri, Lucaroni era dalla psicologa.

«Ci andava proprio perché voleva trovare la maniera migliore per comportarsi da padre», aggiunge l’avvocato di lui. Le motivazioni di un gesto così tragico nessuno ne trova. Nemmeno il nonno di Giosuè che li ha trovati a terra, senza più vita, e ha lanciato l’urlo più forte che chi era lì vicino avesse mai udito.

(Fonte: Corriere della Sera)