Sciolto il giallo delle strisce blu, duro colpo al portafoglio

ITALIA – Stando alle notizie diffuse dalla stampa, dopo un lungo tira e molla con il Ministero dell’Interno e Ministero delle Infrastrutture, i sindaci avrebbero superato l’annosa questione della sosta a pagamento oltre il tempo per il quale si è pagato. Per anni il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha sostenuto che la sanzione per violazione del codice della strada poteva elevarsi solo in caso di mancato pagamento, mentre nell’ipotesi in cui l’utente della strada avesse superato il tempo per il quale aveva pagato, l’amministrazione poteva agire unicamente per il recupero del mancato credito. Ora, invece, i Comuni possono sanzionare anche per superamento del tempo per il quale si è pagato e non solo per mancato pagamento a condizione che abbiano previsto una ‘specifica previsione’. È palese che il parcheggio a pagamento sia uno dei tanti espedienti per far cassa perché gli stalli di sosta lungo le strade e/o nei parcheggi sono di proprietà dei cittadini e permetterne l’utilizzo a pagamento significa violare il diritto del cittadino di fruirne gratuitamente senza fornire alcun servizio. Se un sindaco vuole consentire la rotazione nella fruizione di uno stallo di sosta è sufficiente che emani un provvedimento con il quale si consente la sosta per un tempo limitato con obbligo di esporre il disco orario. In tal modo tutti i cittadini potranno fruire a turno dello spazio di sosta. Inoltre, chi parcheggia in uno stallo a pagamento molto spesso non ha scelta perché il sindaco di turno ha eliminato gli stalli di sosta non a pagamento oppure ne ha ridotto a tal punto il numero da renderli del tutto insufficienti. Se le notizie riportate sui giornali risultino veritiere, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha accettato la proposta dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni d’Italia)in quanto i Comuni possano prevedere che, oltre al corrispettivo e la penale per il tempo di sosta sforato, sia comminata una sanzione pecuniaria non per violazione del codice della strada ma per violazione di una delibera comunale. Un altro duro colpo per il portafoglio delle famiglie italiane costrette a utilizzare il proprio veicolo per recarsi al lavoro e negli uffici pubblici.