“Non si può firmare un contratto così”

ROMA – A 3 mesi dall’Appello per un vero contratto (www.appellocontratto.com), che chiedeva una mobilitazione per ottenere aumenti per tutti che recuperino i 300 euro persi in questi anni e un effettivo contrasto della “Buonascuola”, qual è la situazione della trattativa e cosa si può fare?

Prima di Natale è stato firmato il contratto Funzioni Centrali (Ministeri e Enti), che di solito viene preso a modello per gli altri comparti: istruzione, sanità ed enti locali. Il rinnovo per gli anni 2016-18 è del 3,48%, ovvero 85 euro lordi medi (45 netti), a regime dal 1 marzo, per dare una mancia temporanea agli stipendi più bassi e con arretrati dei 26 mesi precedenti di appena 460 euro medi lordi (erogati prima delle elezioni). Una miseria a 10 anni dall’ultimo contratto, vista la perdita del potere d’acquisto e l’aumento dei carichi di lavoro. Per di più si prevede il welfare integrativo, la programmazione dei “permessi 104” ed i principi della “Madia-Brunetta”: differenziazione del salario aggiuntivo per merito, atti unilaterali dei dirigenti, limiti alla contrattazione e un nuovo e ambiguo “Organismo paritetico per l’innovazione”.

L’Aran (l’agenzia che tratta per il governo) l’ha preso come punto di riferimento anche per la scuola e gli altri settori. La trattativa però è appena partita e questo lascia aperta qualche possibilità di cambiare le cose.

Alcune rivendicazioni sono state timidamente portate avanti da CGIL-CISL-UIL-SNALS: si è chiesto risorse aggiuntive (il 3,48% nella scuola, dove gli stipendi sono più bassi, corrisponde solo a 75 euro lordi medi) e il trasferimento dei fondi della legge 107 (bonus “di merito” e card “culturale”), sullo stipendio fisso. Aran e governo non stanno rispondendo neppure a queste insufficienti richieste. Gli stessi sindacati, che nelle loro rivendicazioni chiedevano la valorizzazione del “merito”, hanno ottenuto nella Legge di Bilancio un nuovo fondo di valorizzazione che premierà solo una parte dei docenti (e solo i docenti), per l’impegno in attività di formazione, ricerca, sperimentazione e la diffusione dei modelli didattici.

Le condizioni per firmare un contratto, con queste risorse insufficienti e con la riproposizione delle disposizioni della Madia-Brunetta, non ci sono! Inoltre solo il trasferimento di tutti i fondi per il merito e per il bonus cultura nello stipendio tabellare, uguale per tutti, può rappresentare un primo passo di rimessa in causa della 107.
Si pone quindi nuovamente, con forza, il problema che sottolineavamo già alcuni mesi fa: senza una mobilitazione sarà difficile ottenere qualcosa, senza le rivendicazioni del recupero del potere d’acquisto perso (300 euro) e del rifiuto della 107 non si può ottenere nulla di positivo.
A tutt’oggi la mobilitazione non è stata né proclamata né annunciata. Le decine di migliaia di firme contro un accordo “al ribasso”, in diversi appelli, dimostrano che una grande forza potrebbe essere messa in moto per ottenere, specie in questa fase pre-elettorale, un vero contratto.

Non c’è però un minuto da perdere! Solo con la lotta si possono riaprire i giochi, evitare redistribuzioni tra poveri e trovare anche per l’istruzione le risorse che il governo ha trovato per le banche, i tagli fiscali ai ricchi o le spese militari. Solo la mobilitazione può arginare il principio del merito, che attacca la libertà d’insegnamento, divide la categoria, mina la collaborazione tra i docenti (un principio sbagliato infatti non diventa buono se viene contrattato, né a livello centrale né a livello di RSU).
Invitiamo insegnanti e lavoratori ATA a far circolare nelle scuole il nostro Appello e questa dichiarazione, intervenendo nelle assemblee e nelle riunioni sindacali sostenendone le posizioni per rilanciare la mobilitazione ed evitare che venga invece firmato un contratto al ribasso.

 

I promotori dell’appello “Per un vero contratto della scuola” – 15 gennaio 2018