Monna Lisa è il ritratto della moglie di Leonardo ed i suoi resti sarebbero sepolti a Napoli?

Già la vita e la produzione artistica del Genio Leonardo danno, rispetto al grande impegno universale dell’Immenso Maestro, poche certezze per non parlare poi della sua vita privata spesso piuttosto avvolta nel mistero fin dalla sua più tenera età di cui abbiamo già scritto (la madre che probabilmente era una schiava orientale. La sua nascita che avvenne ad Anchiano e non a Vinci ed altro ancora), anche se poi negli ultimi anni sono emerse ulteriori novità che addirittura mettono in dubbio che la donna ritratta nel capolavoro della Gioconda sia Monna Lisa Gherardini (cosa questa sulla quale, già in passato, erano stati espresse, da più parti, varie teorie portando avanti altri nomi; ad es. recentemente la studiosa Carla Glori nel suo nuovo libro sostiene che il volto della Gioconda sarebbe di Bianca Giovanna Sforza, la prima figlia di Ludovico il Moro) ma bensì addirittura Isabella d’Aragona e qui, “teniamoci forte”, perché c’è chi asserisce che la nobilissima, colta e bella (e di carattere fiera ed orgogliosa) napoletana di nascita sia stata addirittura sposa in seconde nozze (segrete non essendo il Genio dei Geni un nobile) di Leonardo con il quale addirittura ebbe ben cinque figli ed ancora (“come se ciò non bastasse”) che l’Uomo Universale fu sepolto a Napoli e non ad Amboise nella stessa chiesa che ospita le spoglie anche di Lei e di due dei loro figli!

In questo caso vale proprio la pena di fare un approfondimento in proposito visto e considerato che l’argomento non è affatto trascurabile, andiamo per ordine. Il 19 aprile 2016 la nota studiosa tedesca Maike Vogt-Lüerssen tenne una seguitissima conferenza a Firenze in un luogo che ci riporta tout court al cuore del Rinascimento (ed alla sua “culla urbana” che fu la Florentia medicea di questo periodo irrepetibile della Cultura Umana) quel gran bel edificio che risponde al nome di Palazzo Medici Riccardi la quale fu la prima dimora dei Medici, dove vissero sia Cosimo il Vecchio che Lorenzo il Magnifico e dove lavorarono Persone che si chiamavano Donatello, Michelangelo e Botticelli. Palazzo Medici Riccardi che allora era sulla Via Larga (nome dovuto proprio alla sia ampiezza – ndr) la quale oggi è nomata via Cavour ed è una sede politica in quanto ivi c’è il Consiglio Metropolitano. La Maike Vogt-Lüerssen, (molto apprezzata ricercatrice, storica dell’arte e biologa) fra l’altro, sostiene che: “… in quel volto dal sorriso enigmatico è ritratta non, secondo la tesi comunemente accettata, Lisa Gherardini, sposa del mercante fiorentino Francesco del Giocondo, bensì Isabella d’Aragona, figlia dell’erede al trono di Napoli Alfonso II e di Ippolita Maria Sforza, colta duchessa di Milano. Ed Isabella sarebbe stata, non solo la sposa segreta dell’amato Leonardo (dopo la morte del marito – ndr), ma anche la vera Gioconda ritratta, il che spiegherebbe il motivo per il quale Leonardo abbia gelosamente tenuto con sé il dipinto tutta la sua vita”. Ed ancora: “… che la ‘Monna Lisa’ non sarebbe altro che il diminutivo di “ L’Isa-bella D’Aragona” (comparazione fatta dal professor Michele Di Pietro, storico, fotografo e ricercatore) che dal Maestro avrebbe avuto cinque figli, due dei quali riposerebbero accanto alle spoglie della madre nella sagrestia del Convento di San Domenico Maggiore a Napoli”.

Proprio lì, secondo quanto sostiene la Maike Vogt-Lüerssen sulla base delle proprie indagini, si troverebbero anche i resti dello stesso Leonardo, in realtà mai sepolto ad Amboise in quella tomba che venne successivamente profanata. I resti sarebbero stati dispersi tra la chiesa napoletana, la chiesa di San Nicola di Bari e la chiesa di Vaprio d’Adda e poi riuniti nell’agosto 1519 (il Genio Universale morì il 2 maggio di quell’anno) nella basilica partenopea di San Domenico Maggiore (le arche – tombe – aragonesi ivi disposte sono 42).

Queste rivelazioni, dice la nota studiosa, sono state fornite col supporto di una serie di fonti storiche coeve – del XV e XVI secolo. Aggiunge ancora la Maike Vogt-Lüerssen “… che sarebbe necessario ricorrere anche all’antropologia, perché ora,grazie agli strumenti di questa disciplina,siamo in grado di risalire al volto di Isabella d’Aragona (è lei la Monna Lisa come suddetto?) sepolta nella Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Possiamo confrontare il suo DNA mitocondriale con quello dei figli Antonio e Maria, sepolti accanto alla madre, e risalire anche ai loro volti. Bisognerebbe cercare qui anche Leonardo ma ciò non è finora avvenuto”.

La studiosa tedesca infatti è certa che il Genio di Anchiano non è mai stato sepolto in Francia: “È molto probabile che le sue spoglie siano state portate nella chiesa di San Domenico Maggiore nell’agosto 1519, dove potrebbero essere sepolti anche il figlio più vecchio che Isabella ha avuto col primo marito, Francesco Maria”. Ma per continuare la ricerca occorre un’operazione di riesumazione e di studi paleopatologici e antropologici. Gli atenei di Bolzano e di Firenze sono già stati allertati e prima o poi le arche (soprattutto quelle mai “violate”) potrebbe essere riaperte ai fini di dare la possibilità a Maike Vogt-Leuerssen di scrivere l’ultimo capitolo di questa storia, che senza enfasi, se si raggiungessero i risultati che auspica l’importante studiosa tedesca, si tratterebbe forse della “ricerca del secolo”.

Certo l’unica soluzione al mistero, sarebbe la riesumazione con relativi esami del DNA per smentire o confermare quello che la studiosa ha ricostruito principalmente sulla base di fonti storiche dell’epoca al fine, attraverso le analisi ed il confronto, con i figli di Isabella d’Aragona di poter trovare la soluzione a questo interrogativo. E qui vale la pena di citare ulteriormente la Maike Vogt-Leuerssen (che, a rigor del vero, ha impegnato anni ed anni di ricerche e di studio in queste affascinanti e, se vere nei risultati, decisamente “rivoluzionarie” tematiche) che fa entrare in ballo la veste indossata nella ritratta Monna Lisa ove, sempre secondo la nota studiosa tedesca, vi sono dei chiarissimi riferimenti al casato D’Aragona – Sforza mediante specifici simboli presenti sul vestito della Gioconda.

Secondo una fonte storica scritta, la donna del ritratto indossa un abito tipico della seconda fase del periodo di lutto di un anno delle Duchesse degli Sforza di Milano: “… un abito di colore verde scuro con due maniche di velluto nero e un velo sul capo che la copriva fin sotto gli occhi, con l’abituale acconciatura sotto a questo”. Grazie a questi indizi e alla presenza dei simboli degli Sforza sull’abito indossato dalla donna ritratta, secondo la studiosa questa non può che essere Isabella d’Aragona, che tra il 1489 e il 1494 indossò il lutto per la perdita della madre Ippolit”. Per quanto concerne i figli, la studiosa tedesca afferma di essere in possesso di un documento scritto contemporaneo, in cui Francesco da Melzo (uno dei presunti figli) chiama Leonardo padre tramite questa “sconvolgente” frase: “e mio quanto optimo Padre…”.

E poi (e questo è un visivo dato di fatto) c’è la molto rilevante somiglianza tra Isabella d’Aragona e la Gioconda come si evince dal confronto con il volto di Isabella D’Aragona dipinto da Raffaello che la ritrae su di un quadro che è esposto al Palazzo Doria Pamphili (e qui basta andarlo a vedere a Roma). Fra l’altro, a proposito dell’abito indossato nel ritratto di Monna Lisa – Isabella d’Aragona, conoscendo bene la storia dell’abbigliamento di quell’epoca e quella delle grandi dinastie del XV e XVI secolo e di tutti i loro componenti ed andando a sceverare quante più fonti storiche primarie e secondarie possibili si potrebbe comprendere meglio, se non addirittura molto bene, i simboli ed i colori specifici (non dimenticando anche gli emblemi e le insegne) delle suddette grandi dinastie, il che tornerebbe molto utile per comprendere a pieno ciò che viene sostenuto dalla Maike Vogt-Lüerssen anche in base all’abito indossato dalla Signora esposta al Louvre mettendo in dubbio che la Monna Lisa sia la Lisa Gherardini moglie di Francesco Del Giocondo. Ciò andando pure a contestare quanto scritto da Giorgio Vasari nelle sue Vite: “Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie; e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto. la quale opera oggi è appresso il Re Francesco di Francia, in Fontanableo”.

Entrando nel dettaglio del capolavoro leonardesco la studiosa tedesca dice che la descrizione vasariana è “priva di qualsiasi riferimento ai suoi capelli, al vestito o allo sfondo del ritratto, con il volto della ‘Monna Lisa’ esposta al Louvre, non troverete alcuna somiglianza se non uno splendido sorriso, caratteristico in realtà della maggior parte dei volti femminili ritratti da Leonardo. La Monna Lisa del Louvre è priva di sopracciglia, di ciglia e di rosee narici, oltre al fatto che Leonardo non sembra avere prestato molta attenzione alla cavità della gola”. E la Luerssen precisa ulteriormente il suo pensiero in proposito aggiungendo che Leonardo essendo stato uno dei principali pittori di corte degli Sforza per almeno 17 anni, dal 1482 al 1499, conosceva bene simboli e colori specifici di queste potenti dinastie per cui, analizzando la Monna Lisa, sostiene sempre la Maike Vogt-Luerssen, emerge chiaramente che la donna del famosissimo quadro “sia un membro della dinastia milanese e che possa essere facilmente identificata quale membro degli Sforza sulla base dell’abito che indossa e attraverso i simboli che ne decorano la parte superiore o attraverso il colletto ivi rappresentato”.

E se l’importante studiosa germanica avesse ragione per cui Isabella d’Aragona sposò in seconde nozze quell’interessantissimo gran bell’Uomo che era Leonardo ed insieme ebbero cinque figli e se anche le spoglie mortali del Genio Universale riposano in un’arca della basilica di San Domenico a Napoli non lontano dalla sua presunta moglie? Mah! Qui, comunque, bisognerebbe anche parlare della sessualità di Leonardo, “inseguito”, da sempre, da un certo episodio giovanile per il quale, insieme ad altri, prese pure una denuncia (anonima, un particolare questo che va sottolineato e ne vedremo il motivo in un prossimo “pezzo” – ndr). Di questo e di altro ancora sempre in proposito, ad esempio dei suoi disegni osè e delle barzellette altrettanto tali che Leonardo inventava, parleremo nel prossimo articolo, anche questo dedicato al Genio Universale ed ad alcuni aspetti della sua vita meno noti o, comunque, piuttosto in ombra rispetto al suo Immenso Pianeta (già proiettato nel futuro) fatto di enormi invenzioni, grande scienza e magnifica arte.

 

Arnaldo Gioacchini