Leonardo e la sessualità, i di lui riferimenti in materia e le sue barzellette in proposito

Ancora si narra, ai nostri giorni, di un Leonardo omosessuale riandando ad un episodio della sua gioventù (all’epoca aveva 24 anni essendo nato il 15 aprile 1452) che lo vide coinvolto in quel di Firenze insieme ad altri giovani e qui conviene, per correttezza d’informazione, andare subito ai verbali d’epoca nei quali venne citato; cioè alla denuncia anonima del 9 aprile 1476, fatta pervenire agli ufficiali preposti al buon costume, attraverso i “tamburi”, ovvero un sistema simile a quello della ruota degli esposti.

Il denunciante (o i denuncianti, e vedremo perché) lasciava intendere che un giovane fiorentino, Jacopo Saltarelli avesse un’intensa attività sessuale da “prostituto” a pagamento, con diverse dozzine di uomini, tra i quali viene segnalato Lionardo di ser Piero da Vinci. Ecco il testo originale: “Notifico a Voi Signori officiali come egli vera cosa che Jacopo Saltarelli fratello carnale di Giovanni Saltarelli, sta con lui davanti al buco (il tamburo per le denunce. ndr); veste di nero d’età 17, o circa. El qual Jacopo va dietro a molte misserue et consente compiacere a quelle persone che richiegliono di simili tristizie. Et a questo modo à avuto a fare di molte persone, cioè servito parecchie dozine di persone delle quali ne so buon date, et al presente dirò d’alchuno; Bartolomeo di Pasquino orafo, sta in Vacchereccia; Lionardo di Ser Piero da Vinci, sta con Andrea de Verrocchio, Baccino farsettaio, sta da Or San Michele in quella via che v’è due botteghe grandi di cimatori, che va alla loggia de’Cierchi; ha aperto bottega di nuovo da farsettaio, Lionardo Tornabuoni, dicto il Teri: veste nero. Questi ànno avuto a soddomitare decto Jacopo”.

Come se la prima denuncia non bastasse essa fu ripresentata (sempre anonima) il 7 giugno, ma non servì a nulla poiché gli imputati furono tutti assolti nonostante, all’epoca (ed a Firenze in particolare dove aleggiava pesantemente il “Savonarola pensiero” grazie anche alle durissime arringhe da  “terribile” fustigatore dei costumi del famoso frate domenicano) la sodomia fosse considerato un reato particolarmente grave e come tale punito con grande severità. Su questa presunta “bischerata” (termine tipicamente fiorentino per dire di una fesseria in genere – ndr) ed il perché gli interessati furono assolti e soprattutto (ed è quello che ci interessa particolarmente) perché nella suddetta denuncia fosse ben citato Leonardo, vi sono due ipotesi la prima è quella che i denunciati ne vennero subito fuori, senza ulteriori indagini, perché fra di loro c’era anche un giovane appartenente ad una  più che importante aristocratica famiglia fiorentina quel Lionardo Tornabuoni, dicto il Teri. La seconda (secondo chi scrive la più verosimile e vedremo nel prosieguo il perché) invece, molto più recente, frutto di studi ed approfondimenti in proposito fatti ad hoc, la dice lunga sui metodi in uso anche 500 anni fa che ci riportano tout court ai nostri giorni: Ti denuncio screditandoti a tal punto che tu finisca escluso da qualsiasi possibilità lavorativa.

Nel caso di Leonardo vediamo come andò: era noto che il Genio aveva dimostrato capacità pittoriche straordinarie che lo ponevano, e di gran lunga, al di sopra di altri pur bravi artisti dell’epoca che certo non mancavano  (tanto è vero che, come scrive il Vasari, il Verrocchio vedendo i suoi quadri, sentendosi ampiamente superato dal suo formidabile allievo, smise di pingere) e datosi che c’era una fortissima concorrenza per aggiudicarsi gli incarichi, i quali per la maggior parte provenivano dalla Chiesa trattandosi di dipingere soprattutto soggetti religiosi, con una accusa (falsa ed anonima) di sodomia l’interessato sarebbe stato estromesso da qualsiasi possibilità di lavoro presente e futura da parte di Santa Madre Chiesa. In proposito vediamo cosa è stato scritto recentemente in proposito: “Ciò nonostante, per qualcuno il mero sospetto è ancora oggi una prova inconfutabile, tuttavia la vita successiva di Leonardo smentisce in toto tale eventualità. Altre prove derivano dall’analisi della grafia di Leonardo, che rilevano un carattere decisamente maschile senza alcuna traccia di caratteristiche omosessuali. Un Leonardo decisionista, dotato di grande fantasia, di un grande senso estetico, ma senza alcuna traccia di femminilità, a conferma della sua propensione per il gentil sesso. Ciò che è importante è la marcatura grafologica che delinea un forte senso etico e, dato il periodo storico in cui è vissuto il Genio, è impensabile che un uomo dotato di retta etica potesse essere un sodomita. Del resto sono notissimi gli scontri che ebbe con Michelangelo, la cui omosessualità è acclarata, mentre è nota la sua grande amicizia con il pittore Raffaello, che di contro notoriamente faceva strage del gentil sesso. Leonardo da Vinci, suscitò in vita tantissime gelosie, anche per il suo aspetto fisico decisamente bello ed affascinate. Nel ritratto di Acerenza detta anche Tavola Lucana (sul quale c’è un bel dibattito aperto sul fatto che sia o meno un suo  autoritratto) Leonardo appare giovane, biondo, con gli occhi azzurri ed uno sguardo decisamente intelligente ed indagatore”.

Qui ci sarebbe da parlare di questo quadro e del contesto geografico concernente un certo viaggio in Lucania programmato da Leonardo con il nobile De Ligny che, guarda caso, era un importante amico di Isabella D’Aragona la nobildonna che, come ho scritto in un precedente articolo, sembra abbia sposato, dopo la morte del marito, Leonardo (in seconde segrete nozze- non essendo il Genio un nobile -). Comunque della tavola (perché di un dipinto su tavola di legno di pioppo si tratta di 60 x 44 cm. di grandezza – ndr) di Acerenza presunto autoritratto del Genio si parlerà in un prossimo specifico articolo concernente gli autoritratti di Leonardo ed altro ancora. In generale non è facile avere delle certezze su molte cose riguardanti l’Uomo Universale, immaginiamoci in particolare su di un tema sì delicato riguardante la sua sessualità in un immenso Personaggio estremamente discreto e riservato su tutto ed in particolare su ciò. Quindi è sicuramente il caso di leggere qualcosa di quanto da Lui scritto in materia di sesso e “dintorni” senza avventurarsi in percorsi che potrebbero essere tacciati di un certo qual “voyeurismo letterario”.

Scrive Leonardo: “L’atto del coito e li membri a quello adoprati son di tanta bruttura che se non fussi la bellezza dei volti e li ornamenti delli opranti e la frenata disposizione la natura perderebbe la spezie umana”. Ed ancora: “Chi non raffrena la volontà colle bestie s’accompagni”. E sempre di mano del Genio nel Bestiario: “Lussuria. Il palpistrello, per la sua isfrenata lussuria non osserva alcun universale modo di lussuria, anzi maschio con maschio, femmina con femmina, si come a caso si trovino insieme usano il lor coito”, e qui sembrerebbe che Leonardo, collegando i pipistrelli alla lussuria ed all’ omosessualità, ne faccia un chiara condanna. Ed ancora:  “Questo si è il Piacere insieme col Dispiacere; e figuransi binati perchè l’uno è spiccato dall’altro; fannosi colle schiene voltate, perchè sono contrari l’uno a l’altro; fannosi fondati sopra un medesimo corpo, perchè hanno un medesimo fondamento, imperò che il fondamento del piacere si è la fatica del dispiacere, il fondamento del dispiacere si sono i vari e lascivi piaceri. E però qui si figura colla canna nella man destra, ch’è vana e le punture con quella sono venenose”. E non poteva mancare, nell’enorme genialità leonardesca anche una grande ironia in generale ed in particolare che, a volte, era fatta pure di varie barzellette da Lui inventate e ciò non poteva mancare anche a proposito del sesso, vuoi per l’epoca vuoi per la morale corrente, come ad esempio questa che viene a risultare piuttosto osé e non certo molto clericale: “Una aveva i piedi molto rossi e, passandole appresso, uno prete domandò con ammirazione donde tale rossezza dirivassi; al quale la femmina subito rispuose che tale effetto accadeva perché ella aveva sotto il foco. Allora il prete mise mano a quello membro, che lo fece essere più prete che monaca, e, a quella accostatosi, con dolce e sommessiva voce pregò quella che ’n cortesia li dovessi un poco accendere quella candela”.

Ci sarebbe anche, a proposito della sessualità, tutto un elenco di nomi che Leonardo inventò ed attribuì al membro virile, con pure dei vocaboli che ancora sono in uso dopo ben 500 anni, ma chi scrive preferisce ometterli, non volendo scadere in quello che, ai nostri benamati tempi, potrebbe essere assimilato ad una certa qual forma di turpiloquio, visto, come noto (cosa di tutti i giorni) che quella la quale, attualmente, viene considerata la morale corrente, si presenta, secondo i casi, piuttosto elastica ed a maglie molto larghe o viceversa.

 

Arnaldo Gioacchini