XXIV Coming Out Day, per “uscire fuori dai nostri armadi a muro”

coming outSi è celebrata ieri, giovedì 11 ottobre, il XXIV Coming Out Day, la giornata mondiale del coming out. Il primo Coming Out Day si è tenuto negli Stati Uniti l’11 ottobre 1988 in occasione del workshop “The Experience and National Gay Rights Advocates”, su input dello psicologo Robert Eichberg e del politico e attivista LGBT Jean O’Leary, per ricordare la marcia nazionale su Washington per i diritti di uomini e donne omosessuali che si era tenuta l’11 ottobre del 1987 e a cui avevano partecipato circa 200.000 persone, per questo considerata “La Grande Marcia”, ossia la “National March on Washington for Lesbian and Gay Rights”, avvenuta al termine di una settimana di dibattiti, conferenze ed iniziative di sensibilizzazione e informazione. Migliaia di persone LGBT appartenenti e tutte le associazioni si riunirono nella capitale per celebrare l’esposizione della Aids Memorial Quilt: una coperta patchwork con i nomi delle vittime dell’Aids e un grande matrimonio di massa in cui 60 coppie omosessuali si scambiarono i voti nuziali. L’AIDS Memorial Quilt è l’enorme coperta nata per commemorare coloro che sono morti a causa dell’AIDS ed è costituita da migliaia di pezzi di stoffa cuciti e ricamati con una superficie pari a due campi di calcio. La “coperta dei nomi”, candidata nel 1989 al Premio Nobel per la pace, è la più grande opera artistica collettiva al mondo. La prima celebrazione del Coming Out Day si è tenuta nella sede della National Gay Rights Advocates a West Hollywood in California alla presenza di diciotto degli stati statunitensi e dei principali media nazionali. La seconda edizione si è spostata a Santa Fe, New Mexico, con la partecipazione di ventuno stati. Grazie all’ampia copertura mediatica riservata all’edizione del 1990, a partire dalla quale ha iniziato a dare il suo importante contributo la Human Rights Campaign, la celebrazione del Coming Out Day si è estesa all’intero territorio statunitense con la partecipazione ulteriore di altri sette paesi. Oggi il C.O.D. è celebrato, oltre che negli USA, anche in Australia, Canada, Croazia, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Polonia, Svizzera e Regno Unito. Negli Stati Uniti, la Human Rights Campaign organizza gli eventi relativi al National Coming Out Project ed offre risorse alle persone LGBT, alle coppie, ai genitori ed ai figli, oltre che ai loro parenti ed amici eterosessuali, per diffondere l’accettazione delle famiglie LGBT e la consapevolezza nei singoli, nelle coppie e nelle famiglie, della possibilità di vivere la propria vita in maniera aperta e onesta. Ogni anno sono organizzati eventi per celebrare il coming out ed aumentare e rafforzare coscienza e consapevolezza nella comunità e nel movimento LGBT. A chi partecipa agli eventi è spesso chiesto di indossare i simboli dell’orgoglio LGBT come il triangolo rosa per i gay, il triangolo nero per le lesbiche, la bandiera dell’orgoglio bisessuale, la lettera greca lambda e vestiti coi colori dell’arcobaleno. Ogni edizione ha un tema specifico, scelto in accordo con la Human Rights Campaign, per diffondere il messaggio che è importante essere se stessi. Fare coming out vuol dire dichiarare agli altri la propria omosessualità, bisessualità o identità di genere. L’origine dell’espressione deriva dalla frase inglese “coming out of the closet”: uscire dall’armadio a muro, intesa nel senso di uscire allo scoperto. Questo processo non è semplice e naturale per tutti, specialmente per chi vive in società che condannano l’omosessualità moralmente, eticamente e soprattutto penalmente. Consiste in un passaggio delicato di accettazione della propria identità sessuale che può creare forti problemi di negazione e di repressione che si ripercuotono sulla vita familiare e sociale creando isolamento, sentimenti di incomprensione, fino ad arrivare all’idea di essere “sbagliati” che può condurre anche alla decisione di togliersi la vita. Solitamente la difficoltà nell’accettarsi è direttamente proporzionale all’avversione che si percepisce nel proprio ambiente o all’assenza di esempi positivi da seguire. La frattura che il coming out cerca di ricucire è la scissione tra una identità pubblica convenzionale e una identità privata libera e indipendente, il tutto a giovamento della salute e della stabilità psichica di chi lo fa. L’outing comporta benefici non solo personali ma anche sociali in quanto maggiore è il numero di omosessuali dichiarati, minore è l’influenza che può essere esercitata dagli oppositori, anche se gli oppressori hanno ancora, purtroppo, la meglio in molte nazioni, compresa l’Italia.

Francesca Ivol