La voce degli indignados apre una breccia nel Governo spagnolo

indignados spagnaIn Spagna la politica sembra aver preso in esame alcune delle proposte avanzate dal movimento degli indignados. Ora però arriva la sfida più difficile:  i manifestanti devono elaborare un programma politico coerente. La domanda che la stampa spagnola e non solo pone è se il movimento spontaneo che da metà maggio ha portato in strada decine di migliaia di persone riuscirà davvero a cambiare la democrazia spagnola. O si limiterà rappresentare una valvola di sfogo per la rabbia dei giovani?
Un mese e mezzo dopo le prime manifestazioni, il movimento che una domenica di maggio ha invaso per la prima volta le città di tutta la Spagna per chiedere “Democracia Real Ya” (Democrazia reale ora) inizia davvero a influenzare le istituzioni. Il parlamento ha dato ascolto ad alcune delle rivendicazioni elaborate dagli accampati di Puerta del sol, sostenuti da migliaia di giovani radunatisi in campeggi improvvisati nel centro delle grandi città e in migliaia di marce di protesta.
La ley de Transparencia, un progetto messo da parte da più di un governo, sembra sia stata finalmente tirata fuori dal congelatore. Venerdì 24 giugno il vicepresidente del governo Alfredo Pérez Rubalcaba ha annunciato che la proposta di legge sarà esaminata in parlamento. La mancanza di trasparenza nella gestione pubblica, le scarse informazioni sui conti nazionali e delle comunità autonome e il funzionamento opaco degli apparati dei partiti sono stati elementi chiave nel malessere degli indignati.
I giovani chiedono la fine dei privilegi economici per i politici, tra cui pensioni molto vantaggiose. Mercoledì 22 il congresso ha approvato una proposta secondo la quale le camere saranno tenute a rendere pubblico il patrimonio di deputati e senatori e sarà rafforzato il regime di incompatibilità.
I politici hanno inoltre ascoltato la voce degli accampati per quanto riguarda la complessa situazione del mercato immobiliare. Una sottocommissione del congresso studierà alcuni miglioramenti al sistema ipotecario in modo da individuare gli abusi. Il movimento 15-M non è estraneo al proliferare di pattuglie di cittadini che impediscono lo sfratto delle famiglie e contestano la clausola bancaria che obbliga chi non è in grado di stare al passo con le rate del mutuo a consegnare le chiavi di casa, continuando nel frattempo a pagare per un appartamento che ormai non possiede più.
La modifica delle strutture del sistema finanziario e la fine degli eccessi delle banche hanno fornito la base per la nascita del movimento di protesta. Tuttavia la maggioranza degli esperti rifiuta “le idee massimaliste e irrealizzabili proposte dai manifestanti”, come la richiesta di nazionalizzazione del settore bancario e di statalizzazione delle imprese. La professoressa di sociologia dell’Università autonoma di Madrid Isabel de la Torre muove una critica simile ai movimenti di protesta e sottolinea che “negli ultimi due secoli il capitalismo ha reso possibile un benessere sociale mai conosciuto prima”.
Secondo de la Torre, il movimento 15-M da una parte ha confermato la forza dei social network e di internet, dall’altra il fatto che possono esistere movimenti di massa orizzontali, senza gerarchie né strutture definite. “Va benissimo denunciare gli errori delle istituzioni come hanno fatto i giovani, ma ora i ragazzi devono offrire delle alternative praticabili”.
Il movimento 15-M non ha un elenco già definito di proposte. È’ ancora in costruzione, come sottolinea Emmanuel Rodríguez, professore di sociologia all’Università complutense di Madrid. I giovani non offrono un campionario di alternative ai partiti politici, alle banche, al mercato immobiliare o al sistema elettorale. Il movimento 15-M ha semplicemente capito che “la crisi la pagano i più deboli”, mentre “i profitti restano nelle mani di un piccolo gruppo di agenti finanziari”. La disoccupazione è il volto più evidente di questa crisi (nell’Unione europea ci sono 30 milioni di disoccupati), “ma i governi continuano a versare enormi quantità di denaro pubblico nelle casse delle banche. Tanto nell’Unione europea quanto in Spagna gli interessi finanziari hanno prevalso su quelli della popolazione”, precisa Rodríguez.
Alla fine gli indignati formeranno un partito politico? Cano è pessimista: “Non è una domanda che piace alla maggioranza di loro. Non tanto a causa di qualche forma di antipolica, ma per la loro radicale insofferenza nei confronti di ogni mediazione”.