Le analisi dello spesometro su circa 5 milioni di contribuenti

ITALIA – Il termine ultimo per imprese, professionisti, commercianti e artigiani di comunicare al fisco le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese e ricevute è scaduto ieri. L’obbligo, introdotto dal decreto legge 16/2012, riguarda potenzialmente più di 5 milioni di partite Iva; da questo dato vanno però esclusi i contribuenti minimi, che sono esonerati dall’invio. Interessati al controllo del fisco sono quindi circa 5 milioni di contribuenti ma, gli effetti dello spesometro li vedremo tra un po’ di tempo. Non è la prima volta che gli operatori si confrontano con questo strumento fiscale. Per questo è possibile fare qualche previsione sulla base dell’esperienza delle operazioni relative al 2012 .

«Già entro il 31 gennaio gli operatori ci hanno comunicato i dati relativi alle fatture del 2012 emesse e ricevute senza limiti di importo oltre ai dati relativi alle operazioni sopra i 3.600 euro senza obbligo di fattura (cioè con emissione di scontrino o ricevuta fiscale) – spiega Salvatore Lampone, il capo degli 007 del Fisco – . In totale ci sono state comunicate circa 400 milioni di operazioni. Una mole importante di dati, che va ad arricchire il nostro patrimonio informativo e serve per effettuare e migliorare, insieme alle altre informazioni in nostro possesso, le nostre analisi di rischio evasione».

Il dubbio è quello legato al modo in cui l’Agenzia delle entrate utilizzerà questi dati: «Si tratta di due blocchi differenti di informazioni- afferma Lampone –. I dati che riguardano le operazioni tra operatori economici verranno incrociati con le altre informazioni disponibili nelle nostre banche dati. In questo modo effettueremo controlli più mirati sui volumi d’affari dichiarati dalle imprese». Lo spesometro però intercetterà anche gli acquisti fatti dai contribuenti che avranno speso da 3.600 euro in su. «In quel caso – precisa direttore centrale accertamento dell’Agenzia delle entrate – i dati andranno a integrare quelli in possesso dell’Agenzia anche ai fini della ricostruzione sintetica del reddito, ossia del redditometro. La cosa importante da sottolineare è che in ogni caso si tratta di dati che di per sé non comportano alcun controllo automatico, nel senso che si tratta di informazioni che, incrociate con le altre presenti in Anagrafe (possesso di immobili, auto, leasing, operazioni internazionali) vanno solo a supporto delle analisi di rischio». E la privacy? «I dati sono trattati attraverso particolari sistemi di elaborazione. L’accesso e il trattamento sono regolati da misure che consentono la consultazione a pochi addetti ai controlli, in possesso di una doppia chiave di accesso, previa autorizzazione, in maniera profilata e tracciata».