“Grandangolo”. Navalia, un tesoro per la città non ancora sfruttato

CIVITAVECCHIA – Chi ha avuto la fortuna di visitare la “Mostra Navalia – Potenza e Tecnologia della Flotta Romana” promossa dal Centro di Archeologia Navale Sperimentale (Casn-Lans UniRomaTre) nel 2015 e poi prorogata fino a febbraio 2016 presso la Rocca del Porto, non avrà certamente dimenticato l’esposizione interattiva di macchine, navi e modelli sperimentali dedicata, espressamente, all’idraulica sulle imbarcazioni romane. Un esperimento unico nel suo genere che ha permesso di verificarne l’affidabilità e la capacità delle antiche navi romane di poter navigare  nei mari e negli oceani,  anche per lunghi periodi, e di approfondire le correnti argomentazioni del mondo accademico.  Da una stima dei partecipanti, il Comandante Mario Palmieri, direttore del Casn-Lans, ha riferito che la mostra è stato un evento di grande successo. Infatti, circa un migliaio di persone fra civitavecchiesi, studenti e crocieristi di passaggio hanno avuto modo di constatare come la tecnologia degli antichi romani, applicata a quelle macchine e modelli sperimentali, sia addirittura superiore alle conoscenze acquisite sul tema, a partire da Leonardo da Vinci per giungere alla fine dell’Ottocento. Anche il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Franceschini si è dimostrato subito  interessato al  Progetto Navalia e al riguardo, fa sapere Palmieri alla redazione della rubrica “Grandangolo”, è in attesa di un ulteriore incontro fissato per il 15 dicembre prossimo.

Di cosa si occupa il Casn?

Premetto che il Casn è l’unico  laboratorio nazionale di Archeologia Navale Sperimentale con il compito di studiare, comprendere e ricostruire le più antiche tecniche di costruzione navale. Ma anche verificare, sperimentalmente, i livelli tecnologici presenti nelle antiche navi.  Per questo particolare lavoro di ricerca, studio,  ricostruzione  e consulenza verso numerosi Musei, dedicati alla navigazione antica, e Direzioni di Scavo archeologico-navale, italiane e straniere, il Centro è diventato negli anni il Laboratorio ufficiale  di ricerca e formazione studentesca  del Corso di Archeologia Subacquea, dell’Università di Roma Tre. Ora, il Casn sta cercando di terminare per sperimentare delle macchine e apparati inediti (dal III° al I°  sec. A. C.), appartenuti al genio di Archimede, Filone e Archita di Taranto.”

A cosa possono servire questi studi e ricostruzioni di antichi macchinari? Qual è il senso della vostra ricerca?

“Il  lavoro del nostro Centro cerca di riportare in vita e far funzionare, nuovamente, sistemi completamente dimenticati e scomparsi che, nei secoli passati, hanno permesso ai nostri antenati di cavarsela e fronteggiare  le grandi forze della natura, in modalità semplici e alla loro portata, con materiali che la natura gli donava. La maggior parte di noi sa solo utilizzare la tecnologia attuale, ma non ha la piena comprensione tecnica e tecnologica della sua ingegneria. La sua ricostruzione per i materiali sofisticati e non presenti in natura risulta impossibile all’uomo comune. Questo ci fa rimanere impotenti e vittime, rispetto alle capacità e ai mezzi tecnologici del nostro tempo. Se a tutto ciò aggiungiamo che siamo anche ignari  delle soluzioni tecnologiche passate, anche se più semplici e facilmente gestibili, il quadro diventa  devastante.”

Supponiamo di riportare in vita questi sistemi, quali sarebbero le applicazioni odierne?

“Questi sistemi potrebbero essere nuovamente utilizzati un giorno oppure dare lo spunto a iniziative di ricerca applicate al moderno. Un esempio  mi viene alla mente: lo studio sulla costruzione delle corde antiche, biologiche, partendo dalle piante grezze (canapa, ginestra ecc). Ci siamo accorti che per fare le corde, lo strumento  è, a grandi linee, sempre lo stesso; rimasto invariato al passaggio dei secoli. La musealizzazione di tutte queste esperienze servirà a non farci dimenticare le modalità di realizzazione di queste  corde; conoscenze che un giorno, se qualcuno vorrà, saprà come fare. D’altronde, dove saremmo arrivati senza lo sviluppo di  questo strumento? Non tanto  lontano, credo. Proprio per i suoi molteplici utilizzi: trasportare, rimorchiare, legare, costruire, spostare  e  navigare, permettendoci di  evolvere e anche, cosa non da poco, di difenderci.”  

Pensate di replicare in città il successo ottenuto con Navalia con una nuova esposizione?

Magari. Ci piacerebbe molto. Al Comune di Civitavecchia abbiamo proposto nel luglio scorso di fare un Museo del Mare, del Porto di Traiano e della Navigazione Romana nel Mastio della Fortezza Michelangelo. Purtroppo, i nostri argomenti non sono stati convincenti e l’Assessore alla Cultura e al Turismo ha espresso parere negativo. Pensi, che si poteva realizzare, a costo zero per la comunità, in pochi mesi, e con l’ausilio del Laboratorio di ricerca sperimentale Casn-Lans, con eventuali tesi di laurea e ricerche dell’Università Roma Tre. L’Assessore sono sei mesi che parla  di un bando; magari lo avesse realizzato perché in caso di aggiudicazione, ora, saremmo già operativi.”

Non pensa che sia un’occasione perduta per la città e da quale punto di vista?        

Sì, un’occasione perduta per l’immagine della città, la cultura e anche per lo sviluppo economico locale. Questo progetto potrebbe attivare l’indotto che ruota attorno al turismo e al commercio con esiti positivi sulla microeconomia cittadina e dei dintorni. Consideri che il 2017 sarà l’anno dell’imperatore Traiano che ha origini spagnole e, come abbiamo già spiegato all’Assessore, questo Museo così particolare sulla scia del Progetto Navalia, da collocare proprio nel  Porto da lui costruito, potrebbe trasformarsi in un evento di risonanza Mediterranea. Con questo progetto, infatti, potremmo attrarre nei campi scuola e laboratori di Civitavecchia studenti dalla Spagna, terra da cui proviene l’imperatore Traiano con la possibilità per i commercianti di offrire i propri servizi di ristorazione, le strutture alberghiere del territorio e altro ancora. A tal proposito, per ben tre volte, ho provato a contattare anche il Sindaco, ma è da un anno che aspetto.

Dopo il successo di Navalia cosa è accaduto? Il Centro archeologico ha ricevuto nuovi incarichi? 

Sì, è capitata una cosa importante: siamo stati invitati l’altro mese dal Sovrintendente, Prof. Sebastiano Tusa, presso la Soprintendenza del Mare di Sicilia, a condividere le nostre conoscenze, competenze  ed esperienze con i ricercatori operativi dell’ archeologia subacquea  siciliana. Questo ci permetterà di poter attingere dati dettagliati  dal  patrimonio archeologico, navale, siciliano sommerso che è tra i più importanti al mondo, essendo la Sicilia lo snodo del transito navale delle Civiltà marinare. Inoltre, il Prof. Tusa ci ha invitati a collaborare allo studio dei numerosissimi  e misteriosi materiali che stanno ritornando alla luce dai fondali delle isole  Egadi. Qui la Sovrintendenza Siciliana è riuscita a circoscrivere l’area e a riportare in superficie parti di navi da guerra, rostri e meccaniche, appartenute a quadriremi e quinqueremi, sia cartaginesi che romane.”

E nell’immediato futuro il Centro cosa prevede di realizzare?    

Insieme all’Università Roma Tre, la Soprintendenza e il Laboratorio di Oceanologia di Civitavecchia dell’Università della Tuscia, stiamo costruendo un Progetto per la mappatura e lo studio dei relitti presenti in queste acque, utilizzando l’imbarcazione del nostro Centro. Prossimamente, andrò a Pisa per i ritrovamenti delle numerose navi, antiche e romane, degli scavi di San Rossore.”

Al termine, lasciamo il Comandante Palmieri ai suoi numerosi impegni, ringraziandolo per il tempo dedicato alle nostre domande. Ma un interrogativo è ancora aperto e ci ronza nella testa: la memoria storica e le tradizioni culturali di un popolo sono ancora la base della consapevolezza del progresso della civiltà moderna? Ai lettori la risposta.

Antonella Marrucci