Un immobilismo che fa sorridere

SANTA MARINELLA – In tempo di campagna elettorale si sente parlare ogni giorno della volontà di cambiare le cose, di riportare la Perla all’antico splendore, di far rivivere i fasti degli anni ’50, di recuperare turisti e cittadinanza all’insegna di un nuovo modus vivendi fatto di cultura, movida, lavoro e benessere. Ma siamo poi così sicuri che le cose sono tanto cambiate nel tempo? Ogni schieramento politico dice la sua, ogni cittadino commento la critica e la stravolge, oppure ne amplia la portata e se ne fa portavoce. Ma è ormai diffusa la sensazione di sentire sempre le stesse cose, poche le idee veramente innovative, sembra di essere quindi condannati ad un immobilismo disarmante. Questa realtà emerge dall’ambito delle sensazioni individuali per tuffarsi nella constatazione socialmente condivisibile se si prendono a riferimento alcuni stralci di libri, saggi e articoli del passato che parlano di Santa Marinella. Giulio Sacchetti nel suo saggio “Segreti Romani” del 2005, con la prefazione del Sen. Giulio Andreotti che parla in termini elogiativi dello sviluppo turistico di Santa Marinella, ricorda un progetto del 15 settembre 1899 secondo il quale l’ingegnere Carlo Marini, profondo conoscitore del territorio, puntava sulla valorizzazione delle risorse agricole, turistiche e minerarie del comprensorio a partire da Santa Marinella, che “avrebbe condotto migliaia di turisti e commercianti tra monti incantati, ove signoreggia l’aria salubre e le abbondanti balsamiche acque termali, in paesi che posseggono memorie storiche preziosissime risalenti ai tempi Etruschi e Romani – scrive Sacchetti – Il tutto sarebbe dovuto avvenire con i collegamenti di viabilità creati dalla ‘ferrovia mediterranea’ che fu però sostituita dalla Civitavecchia-Orte, mentre per il Porto si dovette attendere l’istituzione del Comune di Santa Marinella nel 1949 perché negli anni ’50 fosse varato il progetto ‘Strongoli’, poi superato da numerose varianti ma, evidentemente, i tempi a Santa Marinella hanno il passo lungo”. Sembra di sentir parlare delle più recenti intenzioni di creare percorsi culturali, naturalistici e gastronomici tematici, basati sui collegamenti del territorio, per incentivare il turismo tutto l’anno sfruttando il flusso dei croceristi e “prolungando” il turismo di Roma capitale. I tempi per le grandi opere sono lunghi e le iniziative volte a creare tipi alternativi di turismo appaiono ancora complicati, meglio pertanto ottimizzare le condizioni e i servizi del turismo balneare. Ecco allora fiumi di parole, discorsi autoreferenziali sul mare, sulla costa, sulla movida, ma anche queste sono strade già battute. Felice Tonetti ad esempio, ricordato anche da Livio Spinelli, in un articolo del 1913 sul Giornale D’Italia tocca un nervo scoperto: quello delle villeggiature estive e delle seconde case. Baldassarre Odescalchi comprò dal Pio Istituto di S. Spirito la tenuta di Santa Marinella, il 12 gennaio 1887, per creare una località di villeggiatura segnando così, aggiungeremo noi, il destino della Perla. “Ma la cosa andava a rilento – scrive Tonetti – ed il principe viceversa era impazientissimo, e voleva riuscire ad ogni costo. Cosa pensano i romani di Santa Marinella? Ecco un dialogo fra il barone di Marincola ed una signora romana: ‘Donna Enrichetta, fateve un villino a Santa Marinella. Il terreno ve lo faccio regalare io dal principe! Basta che ci fate sopra una baracca! Ma caro Marincola, chi volete che vada a S. Marinella? Non c’è un’anima, non c’è una bottega, non si trova niente, c’è la malaria…La malaria, scusate signora mia, non c’è affatto: fatevi un villino a S. Marinella, vi faccio regalare il terreno dal principe!” Questo stralcio di conversazione è inquietantemente attuale, se togliamo il riferimento alla malaria e trasformiamo il regalo del terreno da parte del principe in una scappatoia burocratica per la concessione di permessi o altro, le lamentele dei villeggianti romani sono ancora relative alla mancanza di servizi. Adesso come allora, tutti si lamentano di Santa Marinella ma tutti continuano a frequentarla e, possiamo dirlo, a lasciarci il cuore. Nel 1912 erano costruiti già circa 40 villini, molti erano in costruzione e iniziavano già a manifestarsi i primi problemi di un’eccessiva cementificazione: “Una lunga fila di comodissimi casotti si allunga sulla riva, le passeggiate sul baraccano marittimo sono diventate una rarità”, scriveva Tonetti, chissà cosa avrebbe scritto oggi che per lunghi tratti della città il mare non si vede neanche perché coperto da muri di cemento. Ma ecco un altro elemento più attuale che mai: l’usanza di lamentarsi di tutto ciò che di nuovo viene creato a S. Marinella. Da sempre ci si lamenta per la mancanza di questo e di quello e allo stesso modo da sempre ci si lamenta di ogni iniziativa portata avanti e di ogni nuova opera realizzata per la collettività, adesso come allora: “Da qualche anno la colonia ha costruito una grossa baracca come luogo di riunione – si legge sempre in Tonetti – Naturalmente appena fatta se ne dissero tutte le peggiori cose possibili: è brutta! pare un macinino di caffè! È incomoda! È piccola! Non ce ne faremo niente! Viceversa la sede del circolo Unione è il perno ideale intorno al quale gravita tutta la villeggiatura”. Lo stesso spirito di contraddizione anima qualunque buona iniziativa attuale, contrastata, criticata, osteggiata e poi fortunatamente partecipata contro ogni previsione. La città ha dato più di una prova della pronta risposta delle persone che, dopo aver brontolato un po’, aderiscono anche con bei numeri. “Oh che simpatica villeggiatura è quella di Santa Marinella”, dicevano allora come dicono adesso, alla fine dell’estate. Un immobilismo che fa sorridere quello della Perla, non un ghigno cattivo o una risata amara, ma uno di quei sorrisi che si fanno accennando appena con le labbra, scuotendo il capo come davanti ai vizietti fastidiosi e risaputi delle persone a cui si vuole bene, come davanti ai comportamenti che ti aspetti, come davanti all’ennesimo buon proposito della domenica sera che si smentisce il lunedì mattina. Natura complicata quella della Perla, radicata ormai nel tempo, e forse bella anche per questo.

Francesca Ivol