Tarquinia. San Giorgio, Celli: “La sola strada percorribile è quella della legalità”

TARQUINIA – “Su San Giorgio la legge regionale 28/80 è inapplicabile. La sola strada percorribile è quella della legalità, incentivando l’iniziativa privata di pianificazione urbanistica già attivata”. Lo afferma il candidato sindaco Sandro Celli, sul problema della riqualificazione della località costiera.

Continuano i soliti proclami elettorali dove si cerca di far credere che con l’applicazione della legge regionale 28/80 si possono fermare le ordinanze dirigenziali di demolizione – prosegue Celli –. La legge, così come ha affermato la Regione Lazio in una nota del 2012 al comune di Tarquinia, non è una legge di sanatoria. Il comparto urbanistico di San Giorgio è composto da 9 comprensori come zona C ad espansione residenziale e perimetrati dal piano regolatore generale. Questi comprensori occupano una superficie di 180 ettari, con una potenzialità abitativa di 7184 abitanti. 7 hanno i piani particolareggiati in via di autorizzazione o già autorizzati di cui uno già ha firmato una convenzione. Questi 7 comprensori comprendono l’82% di quello totale, per 142 ettari. Per gli altri due rimanenti non è possibile nessuna pianificazione urbanistica perché gravati dal Pai e dal Ptp. La legge regionale 28/80 è inapplicabile, per motivi temporali e per i vincoli, impone delle prescrizioni che la rendono inappropriata e priva d’interesse pubblico”.

“Il numero degli abitanti insediabili – aggiunge – non può essere superiore a quelli già insediati. Ciò costituirà una grossa perdita di volume edificabile. La cessione gratuita delle aree per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria porterebbe a conseguenti ricorsi e richieste di risarcimento danno. Questo costituirà una beffa per chi ha rispettato la legge e che non potrebbe più edificare sui suoi lotti. Quali sono i reali interessi di una legge peraltro inapplicabile con il solo sperpero di denaro pubblico? L’unica via percorribile è quella della legalità, perseguendo la strada già intrapresa per incentivare l’iniziativa privata di pianificazione urbanistica già attivata e in parte conclusa. Ricominciare da zero significherebbe rimettere in discussione l’equilibrio sociale faticosamente raggiunto e significherebbe iniziare di nuovo con le autorizzazioni Via e Vas. Significherebbe mettere a bilancio pubblico svariati milioni di euro per realizzare opere primarie e secondarie. In pratica si rifermerebbe di nuovo tutto tranne che le demolizioni”.