La patata viterbese diventa Igp

VITERBO – La patata dell’Alto Viterbese ha ottenuto di recente l’IGP, un riconoscimento importante per una zona in cui dagli anni ’70 il tubero, subentrato alle fragole, è divento la coltura principale trovando ottime condizioni pedoclimatiche.
“La certificazione europea è stato un passo necessario. Ha significato dare alla zona il riconoscimento del prodotto. L’areale interessato dall’IGP, quello che ricade nei comuni di Acquapendente, Bolsena, Gradoli, Grotte di Castro, Latera, Onano, S. Lorenzo Nuovo, Valentano e Proceno, è caratterizzato da un terreno vulcanico e soffice ricco di potassio, con un clima mitigato grazie alla presenza del lago di Bolsena: condizioni che rendono il nostro prodotto unico” spiega Vincenzo Rosati direttore del C.C.OR.A.V, Consorzio Cooperativo Ortofrutticolo dell’Alto Viterbese.
“Produrre patate Igp – prosegue – significa essere sottoposti a una serie di controlli e certificazioni che incidono sui costi per circa il 10%. Significa dover rispettare il disciplinare di produzione che richiede l’obbligo di rotazione biennale e un piano di concimazioni e trattamenti secondo le regole della lotta integrata disposte dalla Regione. Noi facciamo controlli in raccolta e post raccolta. Significa tracciabilità dell’etichetta e certezza del luogo di produzione”. Trecentodieci ettari dei quattrocento iscritti all’IGP appartengono ai soci del Consorzio. Parlando con Rosati, si avverte il desiderio di dare la giusta visibilità a questo prodotto e cercare di far crescere la zona. L’IGP è più un punto di partenza che di arrivo. Il Consorzio lavora con passione su un territorio dove la maggior parte delle aziende sono di piccole dimensioni, si parla di una media di 7 ettari e spesso si tratta di un’agricoltura da cui proviene un reddito integrativo, che non prevede investimenti o ampliamenti. Sarebbe importante invece riuscire ad aumentare la propria presenza sul mercato grazie a un prodotto che, per la sua qualità, merita maggiore attenzione”.