Antonelli: “La Regione Lazio faccia chiarezza sulla raccolta dei tartufi”

TARQUINIA – “È dal 2007 che l’Università Agraria di Tarquinia ha fatto una scelta chiara: difendere il proprio patrimonio e le sue vocazioni naturali riservandolo ai legittimi proprietari ovvero i cittadini di Tarquinia, anche e soprattutto in tema di raccolta di funghi e tartufi. Terreni recintati e tabellati, controllati nelle modalità di utilizzo grazie all’istituzione di aree riservate nel rispetto delle normative esistenti: a oggi nessun ricorso giudiziale ha dato mai torto all’Ente”. Lo dichiara il Presidente dell’Università agraria Alessandro Antonelli, che invoca chiarezza dalla Regione Lazio sulla raccolta dei tartufi. “Oggi – prosegue – dopo otto anni di silenzio e disinteresse la Regione Lazio per mezzo dei suoi uffici ci invita a tornare indietro. Lo struzzo ha alzato la testa. Solita storia all’italiana: è bastata una lettera di raccoglitori delle zone e delle regioni limitrofe per rimettere tutto in discussione. La nostra risposta sarà: nessun passo indietro. Siamo pronti a resistere in ogni sede. Siamo certi delle nostre ragioni e le abbiamo rappresentate per iscritto ai vertici regionali. Intanto, il solo sentore che qualcosa potesse cambiare ha fatto tornare i soliti predoni, che calano dalle regioni vicine e in disprezzo dell’ambiente e delle norme di legge distruggono e pregiudicano la raccolta dei tartufi. Invece di utilizzare correttamente il cane per la raccolta del singolo frutto maturo, usano zappa e rastrello raccogliendo anche i tartufi non maturi mettendo a rischio la micorizzazione e la riproduzione, creando enormi buche. Si riapre la strada a chi fa lucro su questi frutti della terra. Spesso quanto raccolto, proprio perché non maturo finisce sulle tavole anche contraffatto e sofisticato rendendo peggiore ciò che mangiamo, spacciato per altri ben più pregiati tartufi alla faccia della sicurezza alimentare, peraltro proprio nell’anno dell’EXPO di Milano. Oggi che tutto è rimesso in discussione sarà sempre più difficile soprattutto per chi è chiamato a controllare. Eppure basterebbe poco per fare chiarezza se non interpretare correttamente leggi già scritte, almeno copiare quelle di altre regioni come Umbria, Puglia e Calabria. Non ci resta che la sensibilità dei vertici regionali o una battaglia legale fatta di principi nell’interesse della nostra collettività”.