Il piacere del vino

Si dice che il vino sia nato da una lacrima di Dioniso, dio dell’erotismo e dell’ebbrezza, due delle gioie concesse all’uomo. La bevanda dionisiaca ha nel tempo ispirato le menti più fantasiose arricchendo  la letteratura con trattati ed opere che hanno ancor di più alimentato l’immaginario erotico. Così per esempio la pigiatura diventa una danza voluttuosa in cui chi pigia si abbandona, lasciandosi inebriare dalle essenze dell’uva. Così la degustazione di un vino oltre ad essere una esperienza sensoriale attraverso l’utilizzo dei nostri organi di senso, può essere l’esplorazione di un tema affascinante: la sensualità del gusto.

La Degustazione del Vino è una passione, una cultura, un gioco che concede e sottrae e che mette alla prova i nostri sensi. Una splendida scena di seduzione, fatta di silenzi e tempi perfetti. Con un’aspettativa che mette in moto la sensualità dell’approccio, ci avviciniamo al calice e abbandonandoci alla forza sottile e penetrante dell’attrazione ascolteremo le  nostre sensazioni ed emozioni volte alla  conquista di quel vino e della sua storia.

L’aspetto visivo rappresenta la prima fase dell’analisi e si realizza con una precisa osservazione.  Si potrebbe pensare che si tratti di un esame poco importante ai fini della valutazione conclusiva, ma attraverso la dimensione estetica il vino comincia a darci le prime informazioni. Si solleva il bicchiere, lo si piega e come in un innocente furtarello amoroso si sbircia, si indugia lo sguardo per ammirarne il colore, le sfumature, la limpidezza, la trasparenza e la consistenza.  Non trascurando l’eventuale effervescenza con le perle che ascendendo verso l’alto, ipnotizzano la vista e rallegrano l’orecchio.

Il naso ed il vino sono due entità inseparabili e con la fase olfattiva il vino continua a parlarci di sé. Con un piccolo movimento del polso, pigro e distaccato, facciamo roteare il calice per cogliere le sostanze odorose che si liberano gradualmente.

Piacevoli memorie di esperienze vissute esplodono in noi mentre frugando nella mente, cerchiamo accostamenti imprevedibili e di grande suggestione. Il ventaglio dei riconoscimenti odorosi sarà immenso.  Potranno spiccare i profumi giovanili del vino, floreali o fruttati. Profumi freschi, spontanei, di una stagione ancora acerba come di una giovane ragazza appena diciassettenne che si atteggia a dolce conquistatrice. Oppure coglieremo la pienezza della stagione estiva in sensazioni di frutta maturata al sole o di fiori opulenti e sensuali, come di una donna dai segreti penetranti, e dagli innumerevoli desideri di cui si percepisce già l’astuzia. Odori che si aprono a poco a poco fino a svelare qualcosa di più intimo, di segreto.

Dai vini più evoluti ricaveremo il riflesso autunnale  condotti per mano nell’ombra del sottobosco con ricordi di tartufi e funghi o nell’umidità di una cantina.

Ed ora, viene il momento di assaggiare il vino, di gustarlo. Però facciamo attenzione perché questa degustazione è un tocco delicato, una carezza gentile. Con circospezione si esplora, si esamina minuziosamente il liquido che abbiamo in bocca. Si temporeggia, ci si stupisce, ci si appassiona, si tergiversa, si gira di qua e di là. Lo si spoglia lentamente con un piacere infinito. In questa operazione è giusto distinguere la sensazione passiva da quella attiva. La prima compete al palato, alle guance e alle labbra, la seconda appartiene esclusivamente alla lingua.

Così avvertiamo l’avvolgenza al palato, la morbidezza percepita dalle guance e dalle labbra e in tutto il cavo orale la tannicità e la sensazione termica della temperatura di servizio.  Mentre con le insospettabili acrobazie della lingua che si anima d’amore, riceviamo le impressioni dolci, dell’acidità e della sapidità, la consistenza, e la pungenza delle bollicine. Durante questo gioco di esplorazione il vino viene mosso adagio e le superfici di contatto con le mucose cambiano continuamente. Così anche la lingua cambia costantemente forma, rimescola pian piano la sorsata, la schiaccia contro il palato, la arrotola contro le guance. E’ lei che permette al vino di insinuarsi nell’intera cavità orale e di lasciarvi dei ricordi, che saranno poi codificati e catalogati con puntuale cura dal degustatore.

Degustare un vino è una esperienza sensoriale e sensuale: di sicuro una esperienza di piacere.

Il grande maestro Gino Veronelli, amava ripetere:

“I buoni vini sono come le belle donne, differenti, misteriose e volubili. Ed ogni vino come una donna va preso. Comincia sempre col rifiutarsi, con garbo o villania secondo il temperamento, e si concede solo a chi aspira alla sua anima oltre che al corpo. Apparterrà solo a colui che lo sa scoprire con delicatezza”.